06 maggio
VI domenica del tempo pasquale
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Potremmo quasi definire questa domenica la “domenica dell’amore” perché il Vangelo ci ha raggiunti con molta forza rispetto alla dimensione dell’amore… ben 9 volte si ripete infatti la dimensione dell’amore come sostantivo o come verbo, si aggiunge poi la dimensione dell’amore di amicizia per altre 3 volte…
Amare non perché ne siamo capaci noi, amare non perché è qualcosa di bello, di comodo, di accomodante… Amare sull’esempio di Cristo che ama il Padre osservando i suoi comandamenti, cioè facendo la sua volontà… cioè offrendo tutto sé stesso per l’umanità, senza trattenere nulla per sé. Un’obbedienza che è quella dell’amore e non quella della schiavitù. Noi, umanamente le chiamiamo allo stesso modo, eppure sono 2 modi di obbedire profondamente diversi. Posso obbedire perché ho un lavoro con un certo mansionario, con alcuni incarichi dei quali mi verrà in qualche modo chiesto conto, dovrò rispondere sull’aver portato a termine quanto mi era stato affidato. Posso obbedire per paura delle conseguenze, come avviene nei casi di regimi assoluti o di bullismo o di violenza. Oppure posso obbedire perché amo la persona che mi chiede quella cosa, obbedire perché sono in sintonia, perché è qualcosa per la quale il mio cuore ha una propensione, una passione e quanto si vede la differenza nelle azioni delle persone, quando riescono a trasformare l’obbedienza ad un incarico in un’obbedienza ad un amore.
E l’effetto di questa obbedienza all’amore è dirompente perché porta con sé la dimensione della gioia, così come il Signore ce la promette: la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Gesù ci chiama a diventare cristiani gioiosi, capaci di amare, di agire per amore, di mettere il cuore in tutto ciò che facciamo. Certo che le giornate di ciascuno di noi sono tutte piene, sono zeppe di impegni, di cose da fare, di incontri, di incombenze da assolvere… eppure come cambia sapore la nostra giornata quando riusciamo a metterci la dimensione dell’amore, quando riusciamo a fare tutto con il cuore, con un cuore che palpita, che non vede l’altro come un concorrente alla mia gioia, alla mia realizzazione, non vede chi gli passa accanto come un incidente di percorso, ma lo incontriamo come colui che ci aiuta a vivere la dimensione della gioia perché la nostra giornata e, quindi, la nostra vita assumono un senso che va oltre le cose da fare ma ci fanno incontrare gli altri.
Allora sì, diventeremo capaci di dare la vita per i nostri amici, che non è detto voglia dire morire per altri, ma offrire il nostro tempo, il nostro cuore, la nostra passione per chi ci passa accanto, vuol dire amarci veramente gli uni gli altri.