15 aprile

III domenica del tempo pasquale

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Gesù in persona… anche questa domenica la liturgia ci presenta un’apparizione del Risorto, abbiamo ascoltato la versione lucana di quella sera di Pasqua, la stessa sera che abbiamo ascoltato settimana scorsa nel Vangelo secondo Giovanni. Gesù appare e si mostra ai suoi discepoli riuniti nel cenacolo con alcuni segni speciali che aiutano a riconoscerlo. Per prima cosa offre la pace, è il suo saluto: la sua presenza nel mondo è una presenza di pace, l’incontro autentico con lui ci offre una pace interiore che siamo chiamati a far trasparire anche all’esterno perché pian piano contagi le persone che ci stanno a fianco e questa pace possa andare a raggiungere tutti gli angoli della terra anche quelli che sono oggi più in crisi dal punto di vista proprio dei conflitti. Ciascuno di noi può dire: “La pace comincia da me, da come la costruisco intorno a me”. Pace non è quieto vivere, pace non è sorrisetti in faccia e pugnalate dietro le spalle, pace è anzitutto verità con sé stessi e con gli altri. Dopo aver offerto la pace, Gesù mostra le proprie mani e piedi, mostra ai discepoli i segni della passione, quei segni che erano così necessari settimana scorsa a Tommaso per poter credere… sì non possiamo mai dimenticare che il Crocifisso è Risorto… che la passione e morte per la nostra salvezza non si dimentica, non è stata una brutta esperienza da cancellare, la risurrezione non è stata un tornare al giovedì santo come se nulla fosse successo, la passione ha segnato Dio stesso per l’eternità, sì l’ha segnato della sua passione per l’umanità, del suo amore per ciascuno di noi, del suo desiderio della nostra salvezza ad ogni costo. E poi chiede ai discepoli qualcosa da mangiare, siede a tavola con loro, così come fu l’ultimo gesto vissuto insieme, l’ultima cena, li raduna di nuovo intorno a quella tavola, mangia con loro e spiega loro le Scritture, quanto nella Bibbia parlava già di lui, molto prima della sua nascita e della sua morte.

È quello che siamo qui a fare ancora oggi, in sua presenza, qui, intorno a questa tavola, a questa mensa, che è proprio il Risorto, lui ci offre il suo corpo e il suo sangue, dopo aver accolto le Scritture, dopo aver ascoltato la sua Parola. Ogni domenica siamo invitati alla cena del Signore – come diremo appena prima della comunione – i discepoli erano pieni di gioia e di stupore dall’incontro con Gesù, chiediamogli che anche il nostro incontro con lui ci apra ogni volta a queste dimensioni della fede, non ci capiti di vivere la fede come qualcosa di già sentito, qualcosa di ripetitivo che non ha più nulla da dirci o qualcosa di noioso che non ci fa più gioire per l’incontro più straordinario della nostra esistenza. Uscendo di chiesa anche noi siamo chiamati, come i discepoli a diventare testimoni di questo incontro e di questa gioia con quanti incontriamo nella nostra vita.