21 gennaio

III domenica del Tempo ordinario

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Settimana scorsa abbiamo ascoltato che Andrea e un altro discepolo hanno seguito Gesù per indicazione di Giovanni Battista, oggi invece, l’evangelista Marco ci presenta qualcosa di diverso, che coinvolge ancora Andrea, ma in un momento diverso della sua vita.

Giovanni infatti è già stato arrestato e Gesù, dopo questo fatto, ha iniziato a percorrere la Galilea predicando il vangelo. Chiede alle persone la conversione, chiede di cambiare vita, di credere in Dio, non solo con le parole, non solo con qualche preghierina o, per quel tempo, con qualche pellegrinaggio al tempio per compiere qualche sacrificio… non solo, per noi, andando a Messa. Ma credere nel Vangelo, credere che quel Vangelo può cambiarci la vita, può farci essere persone nuove, persone capaci di vivere in pienezza, non solo di sopravvivere, non solo di lasciarci passare sopra le giornate che trascorriamo e che pian piano ci fanno invecchiare, ma facendo sì che la nostra esistenza sia la piena realizzazione di noi stessi, nella nostra interezza… non solo professionale o economica, ma la realizzazione del senso del nostro essere qui, la realizzazione della nostra vocazione, la chiamata ad essere simili a Lui che è l’amore, quindi la chiamata a vivere di amore ogni istante della nostra vita.

E questo lo vediamo messo in pratica subito nelle due chiamate che caratterizzano il vangelo di oggi: quei 4 fratelli chiamati a 2 a 2. Gesù li chiama ad andare dietro a lui, e li chiama proprio nel momento in cui, umanamente, stavano realizzando la loro esistenza, nel momento del lavoro… sono sulle loro barche, il luogo, lo strumento con il quale si procuravano da vivere per sé e la loro famiglia. Gesù non chiama i primi 4 discepoli mentre sono lì a far nulla, non chiama persone che non sanno cosa fare nella loro vita e che trovano così un modo per riempire le giornate… Gesù li chiama proprio lì dove sanno dare il meglio, proprio lì dove con fatica hanno affinato le loro capacità. È quello che fa proprio con ciascuno di noi… non ci chiede di seguirlo nei momenti morti della nostra esistenza, quando non abbiamo di meglio da fare, quando ho messo da parte tutta la mia voglia di realizzazione umana… Gesù mi chiama, ti chiama, ci chiama proprio nella vita di ogni giorno, proprio lì dove trovi la tua realizzazione per trasformarla, per riempirla di lui, per farti essere un ragazzo, una ragazza, un uomo, una donna nuovi, che sanno vivere in pienezza, si affidano a lui, vanno dietro a lui perché ogni istante della nostra vita abbia un sapore nuovo, per imparare ad amare e amarci allo stesso modo in cui Dio ci ama.

Il Signore ci aiuti a lasciare, lasciare le nostre abitudini, le nostre piccolezze, le nostre certezze, per seguirlo… allora sì anche noi saremo pescatori di uomini, saremo capaci di annunciarlo con la nostra vita, la nostra professione, le nostre scelte a quanti incontreremo intorno a noi.