26 novembre

Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’universo

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Nella festa di Cristo Re, quest’anno ci viene proposto il brano del giudizio finale, la parabola nella quale Gesù si presenta in uno degli atti più alti che caratterizzano l’azione del regnare… l’atto dell’amministrare la giustizia, del giudicare quanto è avvenuto, le azioni delle persone, per discernere da che parte sta la ragione e da che parte il torto… da che parte la verità e da quale la menzogna…

Il Re, in questo caso, ci viene mostrato come colui che, avendo cura di quanti gli sono affidati, si preoccupa che il loro vivere insieme sia nella dimensione, non solo di una convivenza pacifica e rispettosa, come ogni buon governante, ma sia un qualcosa di più… si preoccupa che il termine di riferimento del vivere insieme tra fratelli, sia il suo modo di incontrare ciascuno di noi.

In ciascuna delle opere di misericordia corporale che Gesù enuncia nel definire l’oggetto del giudizio, è bello scoprire che si tratta proprio dell’atteggiamento che Dio ha utilizzato nei confronti dell’intera umanità e, quindi anche di ciascuno di noi, ogni volta in cui – consapevoli o no – siamo stati in qualche modo poveri, bisognosi della sua vicinanza, del suo sostegno.

Se osserviamo infatti il senso di queste opere ecco che possiamo cogliere in esse proprio il modo di porsi di Gesù nei confronti del suo popolo, di quelle folle che lo seguivano come pecore senza pastore, alle quali non solo rivolgeva la sua parola di speranza e di invito alla conversione, ma verso le quali ha anche teso la mano riconoscendone i bisogni concreti e mostrando il volto misericordioso e amorevole del Padre che si china sui suoi figli e se ne prende cura.

Ma non solo, questa parabola si mostra straordinaria perché Gesù non solo si pone silenziosamente dalla parte di colui che ci ha donato l’esempio, ma si immedesima, potremmo quasi dire, si incarna in coloro che vivono l’esperienza di questi bisogni. Anzitutto lui ha avuto fame e sete, lui è stato spogliato, lui è stato sottoposto a giudizio, lui è stato allontanato perché straniero… ma non solo, se questo lo leggiamo nelle pagine dei vangeli, Gesù ci dice che in ogni epoca della storia e in ogni angolo, anche il più remoto, di questo mondo, dove c’è qualcuno bisognoso di aiuto, lui è lì e il nostro aiutare quella persona è la porta che ci permette di incontrare il maestro.

Chiediamo in questa settimana la grazia di saper cogliere nel volto del fratello che ci passa accanto e che vive una situazione di bisogno, il volto di Gesù, la sua presenza nella nostra città, nel nostro quartiere, magari anche nel nostro palazzo, non sia la situazione scomoda perché ci rovina l’immagine idealizzata che ne abbiamo fatto, ma sia la situazione “scomoda” perché chiamata a scomodarci, a scuoterci dalle nostre comodità e sicurezze per riconoscere lì la porta della nostra salvezza.