06 novembre

XXXII domenica del Tempo Ordinario

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Quest’oggi ci troviamo di fronte ad una delle sette ebraiche, quella dei sadducei, che come sottolinea Luca era caratterizzata, fra le altre cose, dal non credere nella risurrezione. Si rivolgono a Gesù per cercare di metterlo in ridicolo, per dimostrare che loro hanno ragione a non credere che ci sia una vita dopo la morte e allora provano a mettere in scena la storia di quella donna che non riesce ad avere figli da nessuno dei suoi 7 mariti.

Certo che se si parte dalla prospettiva che la vita futura altro non sia che il prolungamento migliorato di quella presente, si cade nel ridicolo, si vede come impossibile la risurrezione. Gesù infatti non cade nel tranello né di rispondere direttamente alla loro domanda, né di descrivere come sarà la vita futura.

Potremmo dire che Gesù non risponde alla domanda “come sarà?” bensì offre una riflessione su Colui che ci assicura la vita eterna, potremmo quindi dire che non risponde al “come” ma al “con chi?”.

Gesù ci assicura che la morte non pone la parola fine sulla nostra esistenza, non c’è il nulla dopo la morte, non c’è nemmeno una realtà che in qualche modo scimmiotta quella attuale… anche se noi a volte abbiamo un po’ bisogno di rappresentarcela così perché non siamo in grado di descriverla in modo diverso. La vita eterna, la risurrezione implica la condizione di chi può contemplare eternamente il volto del Padre, quel volto che Gesù ci ha reso visibile con la sua stessa esistenza, quel volto amorevole e misericordioso che ci accoglie proprio perché Dio non è dei morti ma dei viventi.

Questa domenica, inserita egregiamente nel periodo nel quale abbiamo celebrato i Santi e i morti, ci aiuta ulteriormente ad aprire i nostri occhi all’orizzonte della speranza, quella speranza che non illude e non delude ma quella speranza che ci proietta sulla gioia di sentirci accolti da un Padre che ha cura di noi, che non smette di amare nemmeno dopo la morte, anzi per il quale la morte è quel passaggio che ci permetterà di vivere pienamente con lui.

Allora forse non sarà tanto questione di avere delle montagne sulle quali poter andare… o di avere moglie o marito ma la nostra esistenza si innesterà in Dio stesso.

Paolo conclude la seconda lettura di oggi dicendo che il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo, sì ci guidi a questo a quell’amore di Dio che non finiremo mai di sperimentare e di accogliere fino in fondo fino al giorno in cui saremo riuniti tutti con lui, allora sì quell’amore porterà frutti pieni in ciascuno di noi.