30 ottobre

XXXI domenica del Tempo Ordinario

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Che agitazione si respira per le strade di Gerico… il Maestro è arrivato, sta attraversando la città. Tutti accorrono, tutti lo vogliono vedere, incontrare, ascoltare la sua parola… magari avere la prova diretta di qualche miracolo compiuto…

Buoni e cattivi, praticanti e peccatori, tutti si ammassano lungo le strade, non si può mancare a questo evento. In mezzo a tutti, o meglio, dietro a tutti ecco un ometto piccolino che gli altri scansano, che nessuno lascia passare anzi che cercano di tenersi alla larga. Si tratta del capo dei pubblicani, dell’esattore delle imposte complice degli usurpatori romani e che vive nella ricchezza a scapito dei suoi fratelli ebrei.

Ma lui non si arrende. Non sappiamo bene cosa lo spinga a voler incontrare Gesù, quali attese riempiono il suo cuore da quel passaggio, ma lui è lì e per nulla al mondo si lascerà sfuggire l’evento. Ha quasi il sapore della macchietta il vederlo salire, arrampicarsi su quella pianta per poter guardare dall’alto Gesù. Tra l’altro, da quella posizione nessuno potrà notarlo, sarà lì tranquillo, può vedere tutto senza essere visto… perché chi mai si prenderà la briga di alzare gli occhi in mezzo alle foglie di quella pianta?

Ma… potremmo dire… colpo di scena… qualcuno gli occhi li alza… il Maestro, così circondato di persone che gli si accalcano addosso, alza il suo sguardo e incrocia quello di Zaccheo. Che emozione, Gesù si è accorto di lui… non solo, ma gli rivolge anche la sua parola, lo chiama e… lo chiama per nome! Chissà quanto gli batteva forte il cuore in quel momento.

Vorrei soffermarmi su quello sguardo avvolgente del Maestro, lo sguardo di Dio sulla mia esistenza è uno sguardo che sempre mi porta ad uscire da me stesso, dal mio arroccarmi sulla mia pianta sicura, dalla quale posso guardare tutto e tutti e magari anche permettermi di giudicare da fuori… sono quelle barriere, quelle false sicurezze delle quali ci circondiamo per difenderci da chi ci sta intorno e, magari… anche dal Signore stesso.

Ma il Signore volge lo sguardo su ciascuno di noi, se noi cerchiamo di incrociare il suo. Che bello, mi pare quasi la trasposizione del Vangelo di settimana scorsa, la parabola dei due uomini che salgono al tempio a pregare, uno vede solo sé stesso e non incontra Dio, invece il peccatore incrocia lo sguardo misericordioso di Dio e si apre all’azione della sua grazia che si rivolge proprio verso di lui.

Così è per Zaccheo, da lassù incrocia lo sguardo benevolo e misericordioso di Gesù e lascia che lui gli cambi il cuore e la vita, al punto di dare la metà dei beni ai poveri e rimediare verso quanti aveva frodato.

Anche noi, oggi, sentiamoci avvolti dallo sguardo di Gesù, accettiamo di porre gli occhi del nostro cuore nei suoi occhi, lasciamo che lui venga nella nostra vita, ospitiamolo nella casa del nostro cuore e lui ci offrirà una vita diversa, un modo nuovo di sentirci uomini e donne fino in fondo perché la sua grazia allargherà il nostro cuore e la nostra vita rendendoli sempre più simili a Lui.