22 maggio

Solennità della SS. Trinità

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Quest’oggi celebriamo il grande mistero della relazione che unisce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Si tratta di un mistero che portiamo ogni giorno nei nostri cuori e nelle nostre vite: è quanto pronunciamo ogni volta che ci disponiamo alla preghiera facendo il segno di croce. Quel segno tracciato sulla nostra pelle indica proprio il nostro volerci agganciare in qualche modo a quella relazione così forte e indissolubile.

Abbiamo ascoltato nel Vangelo quanto è forte il legame tra il Padre e il Figlio e quanto è altrettanto forte quello tra i primi due e lo Spirito Santo.

La Trinità ci provoca a riflettere sul nostro modo di amare e di vivere l’incontro con chi abbiamo accanto. Le tre persone della Trinità infatti sono unite nell’amore, ma non schiacciate e soffocate, ci mostrano che l’amore è liberante, non nel senso del fare come se l’altro non ci fosse, ma nel senso agostiniano dell’ “ama e fa ciò che vuoi”, nell’amore verso l’altro, se è amore vero e non invischiamento, non qualcosa di appiccicoso… allora ogni azione compiuta sarà nella direzione di un bene dell’altro, perché l’altro sarà il fondamento della nostra azione. Proprio come abbiamo ascoltato avviene nella Trinità, dove quanto è del Padre è anche del Figlio e lo Spirito viene a dirci tutto quanto avrà udito dal Padre e dal Figlio.

Il Signore ci dia la forza e la grazia di affidarci al suo Spirito di verità perché ci dia la forza di portare il peso della verità, quella vera, quella profonda, non l’assenza delle bugie, ma come sottolineava Heidegger recuperando il senso originario di questa parola, come eliminazione dell’oscuramento, come svelamento di ciò che era nascosto, è lo svelamento di Dio stesso.

Quest’oggi abbiamo già ricordato che per la nostra diocesi ricorre la memoria del beato Luigi Maria Palazzolo, il fondatore delle Suore delle Poverelle. Lui ha saputo fare della sua vita un rendimento di lode e un affidamento totale alla Trinità.

Ha vissuto il suo ministero di sacerdote proprio come un modo di accostarsi agli altri e soprattutto ai poveri e tra questi a quei poveri che non venivano raggiunti da altre forme di aiuto o di sostegno già presenti in città. Il suo stare accanto a loro è stato proprio un vivere pienamente, fino in fondo questo amore libero e liberante, un amore gratuito che si dona fino alla fine per quanti sono nel bisogno.

Si è abbandonato all’aiuto dello Spirito, a quella verità proprio confidando con fiducia, ogni giorno, nel sostegno della provvidenza, riconoscendo che non siamo soli su questa terra ma siamo sostenuti e accompagnati sempre dalla vicinanza di Dio.

Chiediamo anche noi, questa sera, di saperci abbandonare con fiducia in Dio, affinché la sua presenza nella nostra vita sia una presenza libera di portare frutto, anche attraverso le nostre povere azioni.