15 maggio
Solennità di Pentecoste
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Settimana scorsa abbiamo contemplato Gesù che, trascorsi 40 giorni, saluta i suoi discepoli ed è salito al cielo, non per lasciarci soli, ma per essere al nostro fianco in un modo nuovo, diverso…
Ed ecco che oggi, infatti, celebriamo il grande mistero della Pentecoste, della discesa dello Spirito Santo sui discepoli, la promessa di Gesù è stata mantenuta: ha pregato il Padre ed egli ha inviato un altro Paràclito.
Ma la promessa non è finita, lo Spirito non è che scende per vagare senza meta, come chi passeggia senza avere una direzione o una destinazione… lo Spirito scende per prendere dimora nei nostri cuori, nelle nostre vite, scende per rimanere con noi per sempre.
La condizione però è quella che dentro di noi ci sia dello “spazio” perché lì lo Spirito possa prendere casa, e questo spazio si genera dall’amare e dall’osservare la parola che Gesù ci ha consegnato. Questo non deve sembrarci un ricatto: se osservi la mia parola, allora avrai la compagnia dello Spirito Santo, al contrario, è il segno della voglia da parte di entrambi, di Dio per primo e poi da parte mia, di ciascuno di noi, di entrare in relazione di amore con il Signore, di amarlo, di riconoscerlo come il centro della nostra vita, come il senso delle nostre azioni.
Lo Spirito con i suoi 7 doni (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timor di Dio), illumini la nostra vita da battezzati, non ci faccia mai sentire soli, ma sempre guidati e accompagnati dalla vicinanza del Signore, una vicinanza certo discreta, a volte difficile da percepire nel trambusto e nella velocità delle nostre giornate, eppure una vicinanza che segna, che ci cambia se lo lasciamo agire.
Potremmo dire che lo Spirito Santo, per le nostre vite non è come la ciliegina sulla torta, non è un di più, qualcosa che sì ti dà una gioia, ma anche se non ci fosse tu hai già tutta la torta e questa ti basta… no, lo Spirito Santo, per utilizzare la stessa immagine degli atti degli apostoli, è il fuoco, è quel calore che cuoce la torta, che la rende buona, appetitosa, che ci permette di poterla gustare.
Possiamo pensare così anche per la nostra vita: lo Spirito non è un di più in mezzo alle tante cose che già abbiamo o facciamo, una cosa di cui se c’è ci fa piacere ma potremmo benissimo farne a meno perché sappiamo cavarcela da soli, no lo Spirito è ciò che rende buona la nostra vita, è proprio l’azione dello Spirito a renderci capaci di vivere quanto il Signore Gesù ci ha consegnato con il suo Vangelo.
Chiediamo il dono dello Spirito Santo, che venga e faccia cuocere la pasta cruda della nostra vita e ci renda persone buone, che hanno incontrato nel Signore il senso della loro vita.