17 luglio
XVI domenica del Tempo Ordinario
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Nel brano di Vangelo che abbiamo ascoltato Gesù accoglie l’invito a tavola in casa delle sorelle Marta e Maria. Gesù si fa’ ospite, accetta di entrare in quella casa, di sedersi a quella mensa. Ma con Gesù le cose non sono mai come uno se le aspetterebbe: Lui infatti dall’essere l’ospitato ecco che diventa potremmo dire il centro, il piatto forte di quel pasto…
Maria se n’è accorta, Marta invece è ancora ferma al preparare l’accoglienza del Maestro. Maria si accosta a Gesù e si pone in ascolto, riconosce che è Lui ad avere qualcosa da dare a loro, più che loro a poter offrire qualcosa a lui. Marta invece è tutta distolta per i molti servizi. Sta preparando, non vuol fare brutta figura, desidera che tutto sia pronto, per il meglio… e dimentica la dimensione dell’amicizia, dell’accoglienza offrendo sé stessi e aprendo il cuore all’altro, in questo caso con la A maiuscola… accogliere è anzitutto questo: aprire il proprio cuore perché il cuore dell’altro possa entrare nella mia vita, aprire il cuore perché il Signore possa trovare casa nella mia casa, nella mia vita. Inoltre Marta è ferma a guardare a sé stessa, si sente lasciata sola dalla sorella, non vede che il suo lavoro, il suo impegno, i suoi preparativi e non si accorge che la sorella sta già vivendo l’incontro.
Se proviamo a ripensare alla nostra vita di fede, possiamo vedere in Marta la ricerca di salvezza attraverso le nostre azioni, i nostri meriti, Marta crede di incontrare il Signore perché ha lei qualcosa da dare a lui; invece in Maria riconosciamo il cammino di chi riconosce nella grazia di Dio la via della salvezza, riconosce nel porsi in ascolto della sua Parola la possibilità di accogliere la sua grazia che le viene incontro.
Non è tanto questione del fare o non fare, ma la nostra apertura del cuore a fare la differenza. Questo è il senso di quel bonario rimprovero di Gesù: la parte migliore, la portata migliore di quel pasto è proprio lui e la sorella minore l’ha colto. Chiediamo al Signore quest’oggi la grazia di non affannarci per molte cose ma di affidarci a lui, di abbandonarci alla sua Parola, scopriremo che passeremo dall’invitare a tavola il Maestro ad essere noi invitati alla sua mensa, nella quale lui oltre ad essere colui che ci ospita, è anche il nostro cibo e nutrimento, ci convoca, chiede di stare con lui, perché possiamo conoscerlo e incontrarlo e ci nutre con la sua parola, e con il suo corpo e sangue.
La partecipazione a questa Eucarestia nutra la nostra vita di ogni giorno, lì dove le nostre storie ci portano e ci aiuti a diventare capaci di accoglierlo come ospite nelle persone che ci passano accanto.