03 settembre
XXII domenica del tempo Ordinario
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Se domenica scorsa abbiamo sottolineato la rivelazione che Pietro ha ricevuto, quest’oggi eccolo immerso in una di quelle tante cantonate che lo caratterizzano. Quanta umanità traspare nel discorso di Pietro… troppa umanità, sembra essersi scordato della professione di fede nel Figlio di Dio, ed essere tornato a vederlo come un caro amico al quale, molto umanamente, augurare che non abbia mai a capitare nulla di grave, nulla che metta a repentaglio la sua vita. Sembra di sentire i discorsi che, magari, facciamo anche noi quando ci troviamo a che fare con un amico o un conoscente che sta vivendo un momento particolarmente grave o di sofferenza, magari per aver scoperto una malattia o per la perdita del lavoro o della casa, o quando la vita coniugale inizia a scricchiolare o quando i figli sono causa di grosse preoccupazioni… “Dio non voglia… non ti accadrà mai… vedrai che le cose si risolveranno”… se questo è umano, purtroppo per Pietro, però, nella relazione col Maestro non può dimenticare quanto ha dichiarato poco prima e quindi riconoscere che Gesù va al di là dell’essere un brav’uomo, un maestro degno di essere ascoltato perché ha una parola buona che ci aiuta stare meglio insieme e a comprendere come sopportarci vicendevolmente… in quelle parola “Tu sei il Cristo”, che proprio lui ha pronunciato sta racchiuso il pensare secondo Dio… un pensare che va oltre. Un pensare che non si ferma al qui e ora perché quello lo facciamo in quanto uomini, a prescindere dall’essere battezzati. Non c’è bisogno di essere battezzati per dire una parola di conforto a una persona che soffre, basta un po’ di cuore e di umanità.
Pensare secondo Dio, vuol dire fare un passo in più che è racchiuso proprio nella professione della nostra fede: prendere la propria croce e seguirlo… se il Figlio di Dio è il nostro Maestro e la nostra Guida a noi spetta di seguirlo nella strada che lui ci ha tracciato. Non si tratta di una strada facile e probabilmente anche Pietro quando si è sentito rivolgere queste parole si è trovato con le ginocchia traballanti molto più che per l’essere definito Satana… sì perché il Maestro ci vuole con sé… sì ma nel prendere la croce…
Il Signore ci dia la grazia di saperlo scegliere ogni giorno della nostra vita, di non mettere noi stessi e le nostre scelte e propensioni molto umane davanti a lui, ma ci aiuti a riconoscere che in lui la nostra vita diventa autentica, piena, si carica di senso perché ha un orizzonte che non viene meno, il giorno senza tramonto, la gloria del Padre, della quale il Figlio vuole renderci partecipi e l’ha fatto consegnando a noi la sua vita sulla croce. Il Signore ci aiuti a consegnarci a lui.