30 aprile
III domenica di Pasqua
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Se ne stanno andando, sì, quei due discepoli stanno lasciando dietro le loro spalle Gerusalemme e con lei tutta l’illusione del cammino fatto insieme a quel Maestro.
Camminano e discutono, o meglio, si dicono vicendevolmente i motivi della loro tristezza e delusione e li identificano in quei fatti avvenuti nei giorni precedenti e riguardanti la fine di Gesù. Possiamo immaginarceli, con il passo stanco, deluso, sguardo basso e triste, cuore spezzato… ma ecco che proprio nel momento della massima delusione e tristezza, proprio nel rifiuto di quella situazione si avvicina un viandante. Noi sappiamo essere Gesù, ma loro non erano in grado di riconoscerlo. Gesù li raggiunge proprio lì dove il loro cuore è deluso, spezzato, lì dove la fragilità e lo smarrimento sembrano avere la meglio, proprio in quel momento si fa loro e nostro compagno di viaggio. Non ci lascia soli, ma non ci obbliga nemmeno a tornare indietro, bensì ci accompagna e anche questo è straordinario della cura che manifesta e dimostra sempre verso ogni uomo: non appare dicendo ai discepoli tornate indietro, sono io… no! Anzitutto si fa compagno di viaggio, si pone accanto a loro. Certo non si manifesta compagno tenero, potremmo dire che non li coccola di certo nel loro dolore: li definisce stolti e lenti di cuore… eppure proprio partendo dal loro dolore li aiuta a rileggere tutto quanto è avvenuto. Suscita in loro il desiderio di ascoltare, di rileggere gli avvenimenti della croce alla luce della Parola di Dio, scalda il loro cuore con la fiamma della Parola.
Come cambiano le cose, anche le nostre chiusure e delusioni se lasciamo entrare la Parola di Dio, se le lasciamo illuminare e scaldare il nostro cuore… riconosciamoci accompagnati e non abbandonati, riconosciamo che lì dove il nostro passo si fa più stanco, più debole, ha il sapore della rinuncia e del tornare indietro, lì Gesù si fa nostro compagno di viaggio e ci chiede di smuovere il nostro cuore per lasciar agire la sua Parola in noi.
E questa parola è efficace al punto che i discepoli, giunti a destinazione non vogliono separarsi dal viandante che ha aperto loro il cuore e esprimono una delle richieste più belle “Resta con noi…” e proprio intorno a quella mensa lo riconoscono nel gesto dello spezzare il pane. La Parola ha preparato il cuore perché quel gesto avesse qualcosa da dire alla loro vita, è quanto facciamo ogni domenica qui alla Messa, la Parola che il Signore ci offre ci permette di riconoscerlo nello spezzare il Pane. Ed ecco che le loro gambe si rinfrancano perché il cuore ora arde di fede e di gioia e possono correre di nuovo a Gerusalemme dagli altri per portare la loro testimonianza e il loro annuncio.
Il Signore Gesù si faccia anche nostro compagno di viaggio nelle nostre stanchezze e debolezze, affinché riconoscendolo nello spezzare il Pane, possiamo che noi uscire di qui e, come diceva Madeleine Delbrel,
come “fiammelle nelle stoppie”,
corriamo per le vie della città,
e fiancheggiamo le onde della folla,
contagiosi di beatitudine,
contagiosi della gioia.