19 febbraio

VII domenica del Tempo ordinario

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Se amate quelli che vi amano… e se date il saluto soltanto ai vostri fratelli… Gesù oggi parla in maniera piuttosto dura e decisa. Ci sprona a non essere tiepidi, a non essere qualunquisti… non basta voler bene a quelle persone verso le quali è scontato che si rivolga il nostro amore e la nostra attenzione… quello lo sanno e lo devono fare tutti, è questione semplicemente di rispetto umano e non c’è bisogno di scomodare il Vangelo per questo: è una legge scritta nel cuore dell’uomo anche se magari una spolveratina una volta ogni tanto per ricordarci l’importanza dell’amore per la nostra vita e l’importanza anche del saluto come segno di accoglienza e di dignità reciproca… magari non ci farebbe male…

Ma Gesù supera questo. Nell’Antico Testamento era scritta la regola secondo la quale ad uno sgarbo si poteva rispondere con uno di uguale portata… da cui la definizione della regola “occhio per occhio e dente per dente”. Che ha anche una sua logica di fondo nel cercare di contenere il vortice del male che a volte si genera nel cuore dell’uomo che sa essere anche molto malvagio, soprattutto verso i suoi simili e i più deboli. Allora ad uno sgarbo non puoi vendicarti facendo il doppio… se uno ti ha rigato la macchina tu non puoi fargliela esplodere perché ti ha fatto arrabbiare e ti vuoi vendicare… per la legge di Mosè tu al massimo sei legittimato a fare altrettanto. Questa non è l’autorizzazione a fare il male, ma una rudimentale forma di giustizia secondo la quale la tua punizione è pari a quanto hai compiuto. Gesù ci chiede, come suoi discepoli, di andare oltre, di non rispondere al male con altrettanto male ma di continuare ad amare quella persona anche se ci ha fatto soffrire e di pregare per lei. Quanto è difficile questo… se qualcuno ti ha fatto stare male quanta fatica facciamo umanamente a dargli un’altra possibilità… se qualcuno ci ha ferito nel profondo il nostro cuore in un certo senso lo espelle, lo butta fuori perché non continui a farci del male… ma questa è la radice del risentimento… se io continuo a tenere dentro di me quella sofferenza, se non riesco a rimuovere quello sgarbo, quella parola offensiva, quel gesto negativo che mi è stato rivolto… pian piano il male troverà casa nel mio cuore… nella forma del risentimento che altro non è che una chiusura in sé stessi.

Il Signore ci aiuti a consegnare a lui le persone che nella vita ci fanno stare male, quelle che ci provocano sofferenza in maniera consapevole oppure no. Lui le sa amare comunque, la sua misericordia si rivolge su di loro, così come la sperimentiamo rivolta su noi stessi. Chiediamo il suo aiuto perché il nostro cuore si liberi da tutti i risentimenti e da tutti i sentimenti negativi per diventare sempre più capace di amore, proprio come il suo, allora sì sapremo amare gli altri come noi stessi.